Alfabeta è un carattere disegnato da Aldo Novarese su commissione di Maria Laura Bernardi di Reber Spa, che nel 1987 aveva pensato allo sviluppo di un corsivo inglese che potesse appaiarsi al Kunstler presente nel catalogo R41.
È una richiesta che dimostra in Reber una grande attenzione agli interessi di un mercato internazionale, dimostrata anche dalla presenta di alfabeti cirillici ed arabi presenti nel catalogo della ditta. E in effetti Alfabeta non è l’unico alfabeto greco disegnato da Novarese per Reber - merita ricordare anche l’elegantissimo Olympia che riprende ed espande la lezione del Forma - ma sicuramente quello di maggiore complessità esecutiva per l’autore.
Novarese deve infatti adattare le lettere greche allo stile di scrittura copperplate, traducendo quindi per Reber l’incontro tra due tradizioni differenti di non facile dialogo. Ne risulta un carattere al tempo stesso elegante e inusuale, che propone ante-litteram un interessante contaminazione culturale, dotato della sicurezza esecutiva e dell’idiosincrasia creativa tipica dei caratteri di Novarese.
Nel 2021 Caterina Piatti, CEO di Reber R41, ha chiesto al team della foundry fiorentina di Zetafonts di realizzare una traduzione digitale ed espansione del carattere di Novarese, utilizzando le lettere presenti nei trasferibili di R41 per ricavare anche un nuovo alfabeto latino corrispondente, e includendo anche il design dell’alfabeto cirillico. Il team di lavoro, guidato da Cosimo Lorenzo Pancini e Andrea Tartarelli, ha sviluppato la versione digitale di Alfabeta in un intera famiglia, aggiungendo al design originale un asse di sviluppo ottico e creando quindi 4 differenti pesi ottici, cioè adatti a diverse dimensioni del carattere. L’originale di Novarese (Alfabeta 16) è adatto alle dimensioni più piccole ed ha i tratti più spessi; i tre pesi ricavati (Alfabeta 24, Alfabeta 48, Alfabeta 72) hanno un aspetto da titolo con tratti più sottili.
Novarese da Nebiolo a Reber
Nel 1972 Aldo Novarese abbandona il suo posto di direttore dello Studio Artistico della più importante fonderia italiana, la Nebiolo di Torino, per iniziare una carriera freelance che lo vedrà produrre caratteri tipografici non solo per la stampa a caratteri in piombo, ma anche per le nuove tecnologie di fotocomposizione e di caratteri trasferibili. Tra i tanti marchi stranieri con cui collabora negli ultimi vent’anni della sua vita (ITC, Visual Graphics, Berthold, Tygra) c’è un solo marchio italiano: quello della Reber s.p.a. di Spresiano (Treviso), proprietaria dello storico marchio di lettere trasferibili R41, risposta italiana alla tecnologia commercializzata nel mondo da Letraset. Per Reber, Novarese si propone non solo come autore di caratteri, ma anche come consulente per la realizzazione di grafiche e testi.
La sua impronta è evidente dal catalogo di caratteri trasferibili di Reber che si apre con le tavole sullo sviluppo della scrittura realizzate da Novarese per il suo volume Alfa Beta del 1964. Dallo stesso volume Novarese prende le tavole sulla classificazione dei caratteri e sullo spazio di disegno dei lineari, includendo anche il suo “Prontuario degli accostamenti”.
È una collaborazione che continuerà per tutto il resto della sua carriera e che porterà R41 a pubblicare durante gli anni ‘70 e ‘80 la versione trasferibile di diversi caratteri di Novarese, sia dal catalogo Nebiolo (oltre al noto Eurostile nel catalogo R41 figurano Forma, Recta, Estro, Elite, Stop, Metropol e Dattilo) che precedentemente inediti (come Orbital o Unipol). Le collaborazioni tra Novarese e Reber sono moltissime e spesso poco documentate, comprendendo anche diversi caratteri (come il Center, l’Equator o il Proclam) che il designer pubblica nel suo volume Il Segno Alfabetico senza indicazione dell’editore. Sono invece sicuramente attribuiti a Reber nel volume di Novarese il già citato Olimpia, lo Stadio (un sans serif a contrasto inverso neretto, del quale Zetafonts ha realizzato su licenza R41 il revival Stadio Now) e, appunto Alfabeta.
Il design di Alfabeta
Sebbene molti dei caratteri più famosi di Novarese abbiano influenze calligrafiche (basti pensare a Estro, Cigno o Slogan), egli fu sicuramente più un “disegnatore di caratteri” che un calligrafo. Le sue costruzioni tipografiche debbono sicuramente più al compasso che al ductus, come dimostra anche la personale ossessione per le griglie costruttive che lo porta a descrivere in modo geometrico scritture squisitamente calligrafiche come l’onciale e il gotico. In questo senso, il suo approccio al disegno dell’alfabeto greco ricondotto al modello del corsivo inglese è sicuramente più debitore ad una concezione bodoniana e intellettuale del disegno che a una consuetudine col pennino a punta fine e coi movimenti calligrafici. Le lettere di Alfabeta sono evidentemente disegnate una alla volta, senza preoccuparsi del movimento naturale della mano, con un’attenzione a forme e controforme squisitamente tipografica. Ed il Kunstler che usa per sviluppare Alfabeta non è l’originale, rigoroso, Künstler-Schreibschrift di Stempel del 1903 ma piuttosto il Fette Kunstler di Hans Bohn, che era quello già presente nel catalogo di R41.
È un carattere, quello di Bohn che Novarese espande all’alfabeto greco, con delle proporzioni che ben si adattano alla tecnologia del trasferibile, visto che i segni sono molto più spessi e solidi. Non è solo un peso grassetto dell’originale, ne è una vera e propria reinterpretazione in chiave più minimale e moderna. Al lavoro di Bohn, Novarese aggiunge di suo movimenti e intenzioni nelle finali, alternando tratti monolineari, terminali a goccia e tratti variabili con un effetto che è ancora più grafico, e riconducibile al lettering più che alla calligrafia.
Il problema, come lo stesso Novarese ammette in una sua lettera del 1988, riguarda la difficoltà nel disegnare le altre lettere, soprattutto maiuscole, per le quali è difficile reperire un modello sicuro. “È stato un lungo lavoro di studio in quanto non esistono dei bei caratteri greci in questa versione, e per realizzare delle belle forme ho dovuto rifarle alcune volte”, scrive Novarese alla committente. “Da parte sua le faccia controllare da qualche persona di origine greca che possa dare un pere, specie sulle lettere maiuscole!”.
La logica del redesign
La richiesta di R41 per i designers di Zetafonts li ha portati a ripercorrere i passi della ricerca di Novarese, effettuata più di quattro decenni prima. Più che col modello storico del corsivo inglese calligrafico, è stato necessario confrontarsi col modo in cui tale stile era stato reso nei caratteri mobili in piombo.
La natura componibile di questi caratteri rendeva molto difficile la connessione continua tra le lettere, generando un ritmo visivo solo in apparenza fluido. Osservando il foglio dei trasferibili di Alfabeta si vede come il nome del carattere è composto da lettere separate, composte proprio nel Kunstler di Bohn, disposte secondo la logica tipografica, ovvero non connesse tra di loro.
Se in un primo momento i designer di Zetafonts hanno pensato di sviluppare il latino di Alfabeta seguendo questa logica non connessa, si sono resi conto ben presto che il rischio era quello di riprodurre nella digitalizzazione una limitazione tecnica che invece il media digitale permetteva di superare tranquillamente. Era anche necessario proporre una soluzione che si distanziasse da quella scelta nella digitalizzazione del Fette Kunstler di URW, che presenta una soluzione indecisa non accettabile dagli standard di qualità del graphic design contemporaneo.
Alla fine, più che alla filologia tipografica, Cosimo Lorenzo Pancini e Andrea Tartarelli hanno scelto di applicare al latino di Alfabeta una logica espressiva di scrittura continua. Non solo perché è la medesima che Novarese aveva seguito anche nel disegno del suo Londra per Nebiolo, ma anche e soprattutto per connettere il carattere alla tradizione vernacolare delle insegne italiane. L’idea era di creare con il revival di Alfabeta un carattere versatile in grado di poter richiamare un’estetica di corsivi ad alta leggibilità, con discendenti e ascendenti ridotte, che rappresentano un forte segno identitario nelle strade italiane.
Scegliere la logica del corsivo connesso, inoltre, ha permesso ai designer di Zetafonts di affrontare e risolvere il problema tecnico lasciato aperto dal brief proposto da R41 a Novarese, ovvero trasportare l’estetica di un copperplate latino alla scrittura del greco. È un problema interessante in quanto, nonostante ci siano molti usi storici del corsivo in greco, compreso un curioso modello di ispirazione nastaliq usato dagli ecclesiastici ortodossi, il corsivo greco a punta fine è privo di una formalizzazione precisa. Esistono disparate forme corsive di uso comune, ma i modelli sviluppati all’inizio del secolo ricalcando i manuali di calligrafia del Copperplate sono caduti in disuso alla fine degli anni 50. Inoltre, nel corsivo greco in uso quotidiano, le forme di diverse lettere sono fondamentalmente diverse da quelle della versione non corsiva, con la kappa che spesso prende le forme della u, il pi che prende la forma di un’omega con un segno sovrastante, lo psi risolto come una y, il lambda disegnato con o senza discendente.
I designer di Zetafonts hanno pensato di verificare le scelte operate da Novarese non solo sui modelli tradizionali e sull’esigua produzione di caratteri tipografici paragonabili, ma soprattutto studiando il lavoro di esponenti della calligrafia contemporanea greca. La consulenza di Lena Septemvri è stata fondamentale nel guidare il team nella definizione di uno stile corretto, realizzando quasi quarant’anni dopo il desiderio di Novarese di sottoporre il suo lavoro alla revisione di una persona madrelingua.
Collazionando queste informazioni è stato possibile realizzare un alfabeto rispettoso non solo del modello latino e delle intenzioni progettuali originarie, ma anche delle abitudini di scrittura attualmente in uso nel Greco, e delle numerose varianti presenti nella letteratura. Un lavoro che ha necessariamente riportato il carattere nel reame del corsivo connesso, e che, proprio per questa sua natura, è stato possibile estendere ai glifi cirillici, in gran parte nel corsivo derivativi dalle logiche dell’alfabeto latino e di quello greco. Ecco perché, oltre al latino esteso, nel carattere sono stati inclusi anche i glifi relativi all’alfabeto cirillico, realizzati grazie alla consulenza di Vika Ustmamova.
Un nuovo Alfabeta
Partendo dall’originale di Novarese, il nuovo Alfabeta realizzato da Zetafonts per R41 si è posto l’obiettivo di preservare e salvaguardare un design poco conosciuto di Aldo Novarese. Non abbiamo però voluto limitarci ad una ricostruzione filologica e museale, meramente volta al recupero di una “curiosità tipografica”. Rispettosi dello spirito originale del progetto imprenditoriale e multiculturale di Renato Bernardi, abbiamo cercato di espandere le potenzialità del progetto, e recuperare la sua utilità nel panorama del design contemporaneo. L’utilizzo delle Open Type features ci ha permesso di riservare al disegno originale un “set stilistico” nel carattere, per chiunque voglia utilizzare in modo filologico il design originale di Novarese. Per chi è invece interessato ad uno strumento di design rispettoso del concetto originario ma dotato di potenzialità contemporanee, R41 Alfabeta offre tutta una serie di glifi che, grazie al certosino lavoro di Zetafonts, espandono e potenziano l’originale.
Innanzitutto, un set di caratteri che estende all’intero alfabeto latino le scelte di traduzione effettuate da Novarese sul modello di Bohn: minore inclinazione, minuscole più alte e semplificazione delle forme. Tutte modifiche di gusto tipografico, che portano ad una migliore leggibilità a distanza.
Secondariamente, un deciso abbracciare la logica del carattere connesso, ignorando le limitazioni tecniche del lavoro di Bohn e integrando il lavoro sul greco fatto da Novarese alla fine degli anni ‘80 con le conoscenze disponibili ad oggi grazie ai metodi digitali.
A portare infine Alfabeta nel XII secolo concorre lo sviluppo da parte di Zetafonts di un asse ottico, in grado di generare versioni del carattere adatte ad usi display che richiedono un disegno più fine e contrasti più delicati. R41 Alfabeta dispone così di quattro pesi ottici, e di una versione variabile per muoversi a piacimento nello spazio di design.
Tutte queste caratteristiche permettono di rendere R41 Alfabeta non solo il dovuto omaggio ad un grande maestro italiano del disegno del carattere, ma anche un modo di rendere contemporaneo e disponibile ad un pubblico internazionale e giovane un tipo di carattere corsivo che, pur originando da modelli anglosassoni, è nelle proporzioni vernacolari codificate da Bohn e da Novarese caratteristico della nostra cultura ed onnipresente nel panorama visuale delle nostre città. La collisione di questo tipo di scrittura con la tradizione della calligrafia greca e cirillica porta avanti un discorso interculturale che Novarese ha dovuto affrontare con fatica quasi quattro decenni fa, e che oggi grazie al lavoro congiunto di R41 e di Zetafonts trova una nuova vita nelle possibilità espressive del design digitale.
R41 Alfabeta
Committente Originale: Maria Laura Bernardi / Reber R41
Design Originale: Aldo Novarese
Committente Revival Digitale: Caterina Piatti / Reber R41
Revival Digitale: Cosimo Lorenzo Pancini e Andrea Tartarelli per Zetafonts
Consulenza addizionale greco: Lena Sepemviri
Consulenza addizionale cirillico: Vika Ustmamova
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